Quest’anno è passato presto. L’anno scorso a quest’ora io ero un uomo libero: fuori legge ma libero, avevo un nome e una famiglia, possedevo una mente avida e inquieta e un corpo agile e sano. Pensavo a molte lontanissime cose: al mio lavoro, alla fine della guerra, al bene e al male, alla natura delle cose e alle leggi che governano l’agire umano; e inoltre alle montagne, a cantare, all’amore, alla musica, alla poesia. Avevo un enorme, radicata, sciocca fiducia nella benevolenza del destino, e uccidere e morire mi parevano cose estranee e letterarie. I miei giorni erano lieti e tristi, ma tutti li rimpiangevo, tutti erano densi e positivi; l’avvenire mi stava davanti come una grande ricchezza. Della mia vita di allora non mi resta oggi che quanto basta per soffrire la fame e il freddo; non sono più abbastanza vivo per sapermi sopprimere…
(se questo è un uomo)
E’ un libro drammatico ma splendido, il racconto della sua vita quotidiana nel campo di concentramento, delle sensazioni delle scelte obbligate per sopravvivere….. Un libro che rimane nel cuore e nella mente. Un caro saluto Dis.
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Un racconto di valore sconfinato. In ogni pagina c’è la storia e l’umanità nei suoi valori e disvalori più estremi.
DIS.
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La grandezza di Levi è nel ricordarci che il confine tra la vita e l’esproprio di essa da parte di altri uomini è sempre presente nel mondo. In gradi diversi quella libertà, anche di liberamente soffrire per sé, viene tolta, finché restano solo involucri di dolore. E ci saranno sempre negazionisti. Lavorare sulla belva e riportarla all’umano dovrebbe essere la missione del mondo e invece in nome delle convenienze tutto si giustifica.
Grazie per aver riportato l’uomo al centro dell’attenzione.
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Grazie a te
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Nelle tue letture c’è sempre un filo conduttore….
..bella che sei.
…oggi questi grandi uomini dove sono?
………………….bacio
vento
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Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
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…..
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Credo che le parole acquistino un senso ancora più profondo per chi ha avuto l’occasione di vedere di persona i lager e immaginare almeno un pò il tipo di vita che li dentro era possibile!
Auschwitz, Birkenau, Mauthausen, io ci sono stato, e la domanda alla quale non sono riuscito a dare risposta è come sia possibile che l’uomo riesca a compiere, pianificandole, certe barbarie che nemmeno la peggior bestia saprebbe fare.
Ma forse quelli non si possono proprio chiamare uomini.
Ciao cara Dis, pure all’amica Ivana!
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Grazie per la tua testimonianza Sergio,
DIS.
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